EROI SILENZIOSI: Francesca Notargiovanni, Insegnante I.C. Claudio Abbado – Roma

EROI SILENZIOSI: Francesca Notargiovanni, Insegnante I.C. Claudio Abbado – Roma

Interviste del Direttore Responsabile della rivista AS FINANZA avv. Giuseppe Lepore a coloro che hanno consentito al nostro Paese di sostenersi nel periodo di lockdown.

Prof.ssa Francesca Notargiovanniinsegnante I.C. Claudio Abbado, Roma

Gentile Professoressa, secondo Lei, com’è stata la risposta del Sistema Scolastico all’accelerazione digitale dovuta all’emergenza coronavirus?

La scuola si è trovata nella condizione di far fronte ad una situazione assolutamente inedita, da un momento all’altro, senza avere il tempo di attrezzarsi. Direttive poche o nulle, sistemi in dotazione da parte dell’amministrazione, nessuno. Il corpo docente ha raccolto la sfida e si è ingegnato con quel che aveva e poteva. L’accelerazione digitale ci ha catapultato in un modo nuovo e molto diverso di fare didattica, le programmazioni e gli obiettivi educativi sono stati rimodulati alla luce di queste diverse metodologie. Metodologie che, certamente, non possono supplire pienamente alla scuola classicamente intesa, soprattutto per gli alunni della scuola dell’infanzia e della primaria che non possono fruire autonomamente della D.A.D. didattica a distanza. Fare scuola a distanza è difficile, anche meno stimolante del rapporto diretto con i ragazzi, ma è l’unico modo possibile in periodo di pandemia; quindi, nonostante tutte le perplessità che si possono evidenziare, nessuno può sottrarsi dal cimentarsi con questo tipo di attività: l’alternativa sarebbe non fare scuola.

Le piattaforme WEB già esistenti, erano attrezzate per le video lezioni o avete dovuto cercare e sperimentare nuovi sistemi?

Le piattaforme esistenti sono state messe a dura prova dalla quantità di utenti che vi si collegano giornalmente, molti insegnanti hanno deciso di avvalersi anche di modi alternativi alla piattaforma ufficiale della scuola. Whatsapp, Zoom, Webex, Meet si sono rivelati strumenti utili.

Insegnanti ed alunni come hanno reagito all’implementazione del nuovo sistema di tele-scuola?

Le insegnanti, ovviamente, hanno trovato più difficolta dei propri alunni a confrontarsi con gli strumenti tecnologici. I ragazzi sono nativi digitali, il loro rapporto con la tecnologia è naturale, per gli insegnanti non è così. Discorso diverso per i bambini che frequentano la scuola dell’Infanzia o la Primaria, per loro la mediazione dell’adulto nella fruizione della didattica a distanza è indispensabile. Non può certo, un bambino di 6 anni, autonomamente, gestire una lezione on line o inviare verifiche realizzate. 

Il Ministero vi ha supportato adeguatamente dando indirizzi univoci o, ogni singolo Istituto Scolastico, ha dovuto organizzarsi autonomamente?

Il Ministero ci ha solo chiesto di rimodulare i nostri obiettivi educativi e le nostre programmazioni didattiche alla nuova situazione, grosse direttive in materia di contenuti non ne ha dati. Personalmente, ho cercato di proporre gli stessi contenuti che avrei proposto in classe cercando di renderli più semplici, in classe avrei spiegato e seguito personalmente la realizzazione del compito; a distanza, ovviamente, si spiega ma poi la realizzazione del compito avviene, necessariamente, a casa, senza la guida del docente, cosa più complicata per gli studenti.

Le innovazioni tecnologiche introdotte, secondo Lei, potranno essere utilizzate anche al termine dell’emergenza sanitaria?

Sicuramente, acquisire nuove competenze è sempre una cosa positiva, quello che si apprende non si perde mai e questa sicuramente è una cosa positiva. Probabilmente queste innovazioni tecnologiche, potranno trovare utilizzo anche al termine di questa emergenza, ma mai potranno sostituire il rapporto diretto che si stabilisce in una classe come comunità educativa e didattica; noi insegnanti non vediamo l’ora di poter tornare a svolgere il nostro lavoro nelle nostre classi.

Di Avv. Giuseppe Lepore

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