GLI EROI SILENZIOSI: Marina Perna ANSA-Area Internazionale

GLI EROI SILENZIOSI: Marina Perna ANSA-Area Internazionale

Intervista del Direttore Responsabile della rivista AS FINANZA avv. Giuseppe Lepore a coloro che hanno consentito al nostro Paese di sostenersi nel periodo di lockdown.

Marina Perna  ANSAArea Internazionale

Come avete organizzato il vostro lavoro in questo particolare momento?

Dall’inizio dell’allarme, con i primi casi di contagio nel Nord d’Italia, abbiamo iniziato a pianificare un’organizzazione del lavoro che garantisse le necessarie precauzioni sanitarie nelle redazioni senza pesare sul nostro ruolo di fornire informazioni in tempo reale, in modo completo e puntuale. Soprattutto per quanto riguarda le sedi che si sono trovate in prima linea e hanno mantenuto la copertura giornalistica, con inviati nelle zone rosse che per prime sono entrate in lockdown. E’ scattato lo smart working con turni di presenza, scaglionati, nelle redazioni per garantire il necessario coordinamento nel rispetto delle regole di distanziamento sociale e sono stati adottati dispositivi sanitari di precauzione. Tutte le riunioni redazionali sono state organizzate in videoconferenza.

Da quanto avete cominciato ad adottare misure di lavoro straordinarie?

Il piano di prevenzione è scattato immediatamente dopo i primi casi registrati in Italia ma la strategia di emergenza era già stata pianificata nelle settimane precedenti.

I primi giorni della pandemia che strategia comunicativa avete adottato per valutare le notizie che man mano pervenivano?

Abbiamo iniziato a seguire quella che all’epoca veniva definitiva una ‘polmonite misteriosa’, dall’inizio di dicembre con le prime notizie che arrivavano dalla Cina.  Dall’inizio di gennaio con l’esplosione dell’epidemia a Wuhan e nella provincia dell’Hubei, la nostra copertura si è intensificata, incrociando le notizie che arrivavano dall’aera colpita con le indicazioni dell’Oms e il parere di esperti: dalle notizie di cronaca  a quelle della comunità scientifica, abbiamo cercato di dare un quadro seguendo quotidianamente l’evoluzione e l’intensificarsi dell’emergenza a livello globale, fino ad arrivare alla dichiarazione di vera e propria pandemia. Seguendo Paese per Paese, con notizie di cronaca e dell’emergenza sanitaria. Ma anche le strategie che ogni Nazione, in ogni continente, ha messo in campo per contenere il contagio e combattere il Covid-19. 

Secondo lei, quali saranno i settore della nostra economia che subiranno maggiormente gli effetti del lockdown?

Ovviamente, come hanno messo in guardia l’FMI, la Banca Mondiale, le agenzie di rating internazionali e le previsioni congiunturali e tendenziali di ogni paese, l’impatto riguarderà l’intera economia, con il rischio di perdita di milioni di posti di lavoro a livello globale. Per quanto riguarda l’Italia i settori che rischiano di subire i maggiori danni sono il turismo, la moda, la cultura, il sistema delle pmi per le quali alcuni studi parlano di una perdita di quasi 650 miliardi entro il 2021. Con un rischio fallimento di oltre il 10% delle imprese. Pesante rischia di essere anche l’impatto sull’artigianato.

Ovviamente a rischio c’e’ poi l’intera industria manifatturiera e tutto il Made in Italy, con segnali allarmanti, arrivati dall’estero nelle scorse settimane con richieste di un marchio ‘virus free’ per i nostri prodotti.

Lei ritiene che gli effetti a lungo termine della pandemia, possano avere dei risvolti positivi sulla nostra economia e il nostro apparato burocratico può uscirne più snellito e migliorato?

Credo che il coronavirus stia determinado uno shock senza precedenti a livello sociale, politico ed economico. Ora per ripartire, al di là delle strategie e le conseguenti polemiche sulle modalità della Fase 2, servirà un contro-shock altrettanto senza precedenti. E non solo dal punto di vista di disponibilità di risorse per affrontare la crisi e la ripartenza. Ma anche socio-culturale. Dal punto di vista finanziario sarà essenziale il negoziato a Bruxelles e la capacità dell’Europa di agire con una ‘voce ed una strategia unica’, superando antiche divisioni tra Paesi del Nord e del Sud del vecchio continente ed i timori sul rispetto dei parametri finanziari. Avviando una fase nuova sotto il segno della solidarietà e della condivisione dei rischi e dei pericoli per l’intera eurozona. Sul fronte interno la sfida si giocherà invece sulla capacità dell’Italia di fare sistema, senza lacci e laccioli: dalla burocrazia alla logorante polemica interna. Serve uno slancio per la ricostruzione a 360 gradi.

Di Avv. Giuseppe Lepore,

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